SPONTANEOUS SCULPTURES. Di Brad Downey


La città è il luogo che l'artista DOWNEY vive e interpreta con le sue SCULTURE SPONTANEE; con un atteggiamento estremamente contemporaneo lo sperimenta, come fosse un proprio spazio personale. Si guarda attorno scegliendo materiali del luogo, utilizzandoli nei modi più disparati e creativi; prendere, spostare, smontare e rimontare,  ribaltare, impilare, e addirittura rompere o costruire, sono azioni che fanno parte del suo processo creativo, che si concretizza in  interventi diversi, alcuni appena percepibili, fino a vere e proprie installazioni di grandi dimensioni e perfino ostruttive. Una volta realizzata l'opera, questa ha senso ed INIZIA ad esistere dal momento in cui
viene  PERCEPITA dal passante, spettatore occasionale, colto di sorpresa.


L"OPERA" di Downey, ha un appeal fresco e spontaneo, che punta sempre sull'effetto SORPRESA, l'impatto ironico e la rottura con la routine visiva, agendo sull'esperienza del passante. L' elemento principe dei suoi inteventi è l'oggetto trovato per strada tradendo il riferimento a l'objet trouvée dadaista e cubista, e all'opera decontestualizzante di Duchamp.
Diversi fattori regolano la durata di un'opera; oltre al materiale e il modo in cui è stata realizzata, conta anche come viene recepita dagli spettatori: si passa da pochi secondi per gli interventi più invadenti e fastidiosi, a sculture ancora presenti e vive.

Le sue OPERE si possono definire URBAN ART in quanto parte integrante dell'ambiente urbano,  luogo comune di condivisione, anche espressiva, ed in cui agire liberamente, con creatività e ironia, giocando e creando con il passante, che risponde con diverse reazioni; chi l'accetta con un sorriso, chi la reputa una deturpazione dello spazio urbano, chi crede sia opera di teppisti, chi la vede con divertimento e la fotografa per condividerla, o chi inconsapevolmente la disfa rimettendo gli arredi a posto, o intervenendo e giocando a sua volta.
Interessante vedere come le sue opere si confondono con altri interventi casuali ad opera di semplici passanti o persone del posto, che spontaneamente impilano buste o bottiglie in un cestino troppo pieno, o ragazzini di strada che spostano panchine e attaccano stickers, operai che lasciano sul luogo di lavoro coni e nastri segnaletici, inconsapevoli di agire anch'essi sull'ambiente urbano. Mentre Downey, dal suo canto, assorbe questo gioco del mimetismo dell'opera e della sua attribuzione, con la consapevolezza dell'effetto sorpresa che ha quasi sempre sullo spettatore.

Ancora una volta si mette in discussione e si modifica il linguaggio dell'arte contemporanea: in questo caso il gesto dell' artista appare così spontaneo, da confondersi perfettamente con quelli degli artisti inconsapevoli, i passanti, che sono i veri fruitori e padroni della città.
Un libro interessante, ironico e leggero, ma che allo stesso ci spinge a guardare all'ambiente urbano con occhio più attento e "critico", invitandoci a pensare alla città come un luogo che realmente ci appartiene.

Aguzziamo lo spirito d'osservazione, cercando di cogliere l'inusuale:  un palo rovesciato o un cestino dell' immondizia stracolmo,  potrebbe essere un'opera d'arte!






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