FONT TO WEAR


Il DECORO nei  capi è un elemento fondamentale per dare un particolare carattere ed uno stile all'intera mise. Come tutti gli altri elementi del vestire anche i decori subiscono il più o meno silenzioso susseguirsi delle tendenze, e talvolta dipendono da una corrente culturale o una tradizione. È quindi possibile individuare delle tendenze ben definite: ci sono stati periodi in cui andava di moda il FLOREALE, il decoro BAROCCO, le RIGHE in tutte le sue varianti, si pensi al classico BASTONETTO delle camicie da uomo, il quadrettato SCOZZESE, le STAMPE ecc. Ma una interessante tendenza che ha preso piede nelle utlime stagioni moda, apprezzata e ben radicata, è quella di utilizzare le LETTERE come ELEMENTI DECORATIVI.


A tutti sembra piacciano le serie di "AAAAA, fffffffff, hhhh", che si dispongono allineate o in mucchietti sparsi, componendo PATTERN GRAFICI dalle possibilità innumerevoli, e visto l'apprezzamento del pubblico, sembra non ci sia fine al riversarsi delle lettere, in tutte le varianti, su capi e collezioni intere.  Davvero è il caso di dire che il MEDIUM È IL MESSAGGIO visto che le LETTERE non compongono parole o frasi di senso compiuto, ma RAPPRESENTANO SOLTANTO SE STESSE, SONO SOLO SEGNI GRAFICI DECONTESTUALIZZATI e svuotati di senso.

Se fin'ora le scritte e i decori su un capo dichiaravano un messaggio e avevano un significato, con la nuova tendenza anche nei casi in cui le lettere formano parole o frasi, il SENSO VIENE A MANCARE: il carattere / font è STILIZZATO o INGIGANTITO in modo esagerato, e le parole si perdono in pattern, dove la composizione d'insieme, i caratteri e il segno grafico hanno la meglio sul significato delle parole stesse. Un esercizio puramente stilistico che rende protagonista il FONT / CARATTERE fine a se stesso.

Tutti hanno la conoscenza di alcuni font / caratteri che determinano degli STILI ben precisi: la tipica scrittura da QUOTIDIANO, il titolo del THE TIMES, il carattere usato nelle locandine WANTED o le scritte nelle maglie di RUGBY o BASEBALL, o il carattere da MENÙ di un ristorante. L'immaginario è forte e preciso. E questo diviene il nuovo campo di ricerca di stilisti che usano un font o l'altro a seconda dell'immaginario che si vuole evocare in una collezione.
Uno tra i FONT più gettonati è sicuramente l'HELVETICA, conosciuto più dai font-ADDICTED, che lo conoscono come il principe della perfezione dei font, che dopo aver compiuto 50 anni dalla creazione nel 2007, è diventato una star nel mondo della moda e del gadget, ed è stato forse quello che ha lanciato questa  tendenza.
Ci sono degli stilisti che entrano nel gioco del "fashion - lettering" creando un loro proprio font che diviene mood di una collezione. È il caso di DRIES VAN NOTEN che si affida al talentuoso font - designer LETMAN che crea un complicato carattere fatto a mano a più colori, che pare ispirato al vecchio west. Il colpo d'occhio è dato più dalla gamma cromatica che dalle parole stesse.

Anche nella sua ultima collezione KENZO usa un proprio font  molto caratterizzato, con lettere composte da piccole tigri. Creano la parola Kenzo moltiplicata in un pattern regolare, in cui il brand si percepisce solo in un secondo momento. D&G crea per il 2011 tutta una collezione dove il lettering si dispone in righe orizzontali o sparse: nessun messaggio, nessun senso, solo un pattern che non è altro che un semplice rigato o un astratto casuale.

VERSACE usa grandi caratteri, riempiti da voluminose incrostazioni di cristalli, utilizzando le lettere che compongono il nome della maison, ma scombinandolo! Lo stesso effetto lo ritroviamo nella maxi felpa di MARC BY MARC JACOBS, in cui il brand name viene scomposto in un mucchio di lettere sparse! In entrambi i casi, come per Kenzo, il nome del brand passa solo in secondo piano e l'effetto sull'abito è puramente decorativo.

In alcuni casi il font è talmente caratterizzante che non c'è bisogno di creare una composizione o una frase, ma viene utilizzato in una SOLA LETTERA che campeggia in genere al centro di un pullover in STILE COLLEGE americano. Per citarne alcuni: TOMMY HILFIGER, JIL SANDER, JUICY COUTURE e KENZO. Se si togliesse la lettera, resterebbe un semplice e banale golfino; la lettera / decoro ha la finalità di APPLICARE un valore aggiunto al capo, che non interagisce minimamente sul taglio o la vestibilità dello stesso, che resta un banale golfino.

Interessante come il FONT avvolga anche gli ACCESSORI, che di solito sono territorio prediletto dei marchi bene in vista e del pattern della maison.
Il famosissimo bauletto LOUIS VUITTON è interpretato dallo street artist losangelino SPROUSE, che ripropone il nome della maison con un carattere dipinto a mano, in mille salse cromatiche e contasti ad effetto, facendogli perdere il suo valore di parola scritta per divenire un segno ARABESCATO.

Piccolo borsello di KENZO con il pattern a piccole tigri già citato; 


borsa di MARC JACOBS, con un effetto dove le lettere si allineano in bande colorate, di grande impatto!

Anche i brand popolari partecipano alle creazioni col LETTERING, come AMERICAN APPAREL che propone dei divertenti collant con i caratteri di punteggiatura sparsi per tutta la lunghezza delle gambe, simili a quelli di HENRY HOLLAND, fatti con un pattern regolare di lettere tono su tono, molto apprezzato anche da alcune star che l'hanno indossato sul red-carpet.



Tra le ricerche più interessanti sul FONT applicato al WEARABLE, ci sono senz'altro gli studi di designers indipendenti, come LITTLE FACTORY che hanno sviluppato un progetto in LASER CUTTING in cui il font non è solo un decoro ma diviene STRUTTURA stessa del tessuto, traforato con le sagome delle lettere, come una sorta di pizzo contemporaneo!

VIKTOR & ROLF stupiscono con un grande lavoro sartoriale e performatico in cui ingigantiscono una parola, conficcandola all'abito, rendendola tridimensionale e rigida come fosse un'insegna. Anche in questo caso estremizzando la forma, il valore decorativo della parola sovrasta il messaggio stesso.


Anche MASAHI KAWAMURA porta la ricerca all'estremo, prendendo solo la lettera T e rendendola tridimensionale, e "vestibile". Un lavoro più artistico che di design, molto espressivo e con abiti di dubbia vestibilità (nell'immagine mostriamo il più "normale"), con l'appeal decisamente da T·OGA!


Questa interessante tendenza ha preso vie talmente inaspettate da lasciare, in qualche caso, SENZA PAROLE!

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